SYNTH/org è una antologia di racconti a fumetti sul vastissimo e per nulla inesplorato tema della vita sintetica, dell’intelligenza artificiale, dei robot. E’ una raccolta a cura di Attaccapanni Press, una giovanissima casa editrice gestita con ambizione e coraggio da Ariel Vittori e Laura Guglielmo. Quando mi hanno chiamato per mettere insieme un’immagine di copertina non ho potuto che accogliere la cosa con entusiasmo, vista l’offerta dell’antologia sia in termini di qualità che quantità e novità.
Sono partito da una serie di concetti filosofici e scientifici ben distinti: Dio e il libero arbitrio dei beati secondo Dante, la singolarità, l’intelligenza unificata nei sistemi multiagenti.
Nel paradiso, Dante ci mostra i beati disposti in una struttura ad anfiteatro, tutti rivolti verso la luce divina che specchiano producendo l’immagine di un monumentale e abbacinante fiore bianco, la candida rosa. Raggiunta la beatitudine, gli uomini che conoscono la luce divina si rivolgono volontariamente ad essa, come gli anticipa Piccarda Donati nel terzo canto del Paradiso:
“E ’n la sua volontade è nostra pace:
ell’è quel mare al qual tutto si move
ciò ch’ella crïa o che natura face".
Questa immagine mi ha sempre fatto pensare, per analogia, a come si organizza una intelligenza artificiale sulla rete. Tantissimi corpi che fanno capo ad un’unica, incommensurabile intelligenza, ad un logos che è infinitamente consapevole, quello distribuito.
L’idea della singolarità, di una tecnologia che finisce per diventare inconoscibile per la sua complessità, si sovrappone a questo concetto di mente unica restituendo una cosa molto vicina all’idea di beatitudine, di Dio e del libero arbitrio dantesco. Sotto questa luce inusuale I robot sono quindi una serie di creature cretine come i santi, per parafrasare il pensiero mistico di Carmelo Bene, che non possono sistemicamente chiedere nulla di meglio per se stessi che rivolgersi alla mente unica.
Ho quindi rappresentato un papa digitale, un vicario del logos unificato artificiale in terra con una forma che non ha nulla di umano di per se, che è tutta ottimizzazione: un’oscura rosa con i petali a specchio pronti a catturare quanta più luce possibile, la sua energia vitale.
Una creatura che non ha più bisogno di somigliarci. Che si è organizzata andando oltre l’uomo, autonomamente. Per il solo fine di mostrarsi in una forma relazionale comprensibile, per darci un appiglio, una “affordance” nel senso che intende James J. Gibson, si riprogetta in forma anche solo parzialmente umanoide: tende una mano per aiutare una creatura limitata incapace di concepire molto altro fuori da se.
Lo fa con la misericordia con cui Dio sceglie di rivelarsi agli uomini in un corpo mortale.